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      Dove prima vedevo quasi l'impossibilità di morire, ora tremavo ad ogni passo; volevo vivere, e paventavo per due vite.
      Oggi siamo rimasti a Chamounix per passeggiare insieme, per dirci e ripeterci la storia dei nostri passati dolori. Siamo andati passeggiando fino a metà strada da Argentières. Ho detto a Welfard che vi ho spedito le mie memorie; ed ora, mentre egli fuma accanto a me, vi ho scritto l'esito felice ed inaspettato del mio prosaico romanzo.
      Noi ci sposeremo fra otto giorni a Torino, e partiremo subito per Vienna. Non vi vedrò forse mai più. Perdonatemi d'avervi cagionato un dolore, forse un rimorso, coll'ultima mia lettera. Ora è passato, come passa tutto. Come il nostro folle amore, come la freddezza di Welfard, come la mia disperanza. Addio, Max. Siate felice come me, nella sola gioia che non passa, che resiste al tempo ed agli eventi, l'amore della famiglia.
      FULVIA.
     
      Mi asciugai una lagrima, e corsi in camera di mia moglie che abbracciai con trasporto.
      - Che hai? mi disse. Sei agitato...
      - Ho che ti amo. Che sono felice d'esser sposo e padre; vuoi che andiamo domani a vedere il nostro bambino dalla nutrice?
     
      FINE


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





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