Ma perché in quei tempi non vi erano tanti cosmografi quanti son ora, coloro che si ridussero non intendevano quel che dovevano, né l'Ammiraglio si voleva lasciar tanto intendere, [temendo] che gli avvenisse quel che in Portogallo gli avvenne, e gli rubassero la benedizione. Per lo che fu tanto differente la risposta e informazione che alle Altezze loro fecero, quanto era la varietà dei loro ingegni e pareri. Perché alcuni dicevano che, poi che nel fine di tante migliaia di anni che Dio glorioso aveva creato il mondo mai non s'aveva avuto cognizione di cotali terre da tanti e tanti savi e pratici delle cose del mare, non era verosimile che ora l'Ammiraglio sapesse più che tutti i passati e i presenti. Altri, che più s'accostavano alla ragion della cosmografia, dicevano il mondo esser di così immensa grandezza che non era credibile che tre anni di navigazione bastassero per giungere al fine dell'Oriente dove egli voleva navigare, e per conferma del loro proposito adducevano l'autorità che Seneca racconta in una delle sue opere per via di disputa dicendo che molti savi tra loro discordavano intorno a questa questione, se l'Oceano era infinito, e dubitavano se esso potesse essere navigato e, quando par fosse navigabile, se dall'altra parte si troverebbero terre abitabili, e se a quelle andar si potesse. Alle quali cose aggiungevano che di questa inferiore sfera d'acqua e di terra non era abitata altra parte che una corona, o piccola cinta che nel nostro emisfero sopra l'acqua rimase e che tutto il rimanente era mare né si poteva navigare né camminare se non presso alle coste e riviere.
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