Il giorno poscia seguente, che in Lisbona si seppe la sua venuta dalle Indie, la gente la quale andava alla caravella per veder gl'Indiani ch'egli menava e per intendere cose nuove era tanta che non vi poteva capire dentro; né il mare si vedeva, tanto era pieno di barche e di battelli di Portoghesi, alcuni dei quali rendevano grazie a Dio per tanta vittoria e altri si disperavano, e gli dispiaceva molto di vedere che loro fosse sfuggita dalle mani quell'impresa per l'incredulità e poco conto che il loro re ne aveva fatto. Di modo che passò quel giorno con gran concorso e visita di genti. Poi l'altro dì scrisse il re ai suoi fattori che presentassero all'Ammiraglio tutto il rinfrescamento e quelle cose delle quali egli avesse bisogno per la sua persona e per la sua gente e che non gli domandassero per ciò cosa alcuna. E parimenti scrisse all'Ammiraglio rallegrandosi della sua prospera venuta; e che, poi che si ritrovava nelle sue terre, fosse contento di venirlo a visitare. Nel che l'Ammiraglio fu alquanto dubbioso: ma, considerata l'amicizia che tra lui e i Re Cattolici era, e la cortesia che gli aveva fatta fare, e anche per levarlo di sospetto ch'ei non veniva dalle sue conquiste, si contentò di andare a Val di Paradiso, dove il Re era, 9 leghe discosto dal porto di Lisbona, ove giunse il sabato di notte ai 9 di marzo.
Allora il re comandò che gli andassero incontro tutti i nobili della sua Corte, e quando fu dinanzi alla sua presenza, gli fece molto onore e grande accoglienza, comandandogli che si mettesse la berretta in testa, e facendolo sedere in una sedia.
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