Ma, avanti che egli andasse a Palos, l'Ammiraglio si partì per terra per Siviglia con intenzione di andar quindi a Barcellona dov'erano i Re Cattolici, e nel viaggio gli convenne alquanto fermarsi, come che poco, con tanta ammirazione dei popoli, dovunque passava, che da tutti i luoghi vicini concorreva la gente alla strada per veder lui, gl'Indiani e le altre cose e novità ch'egli recava.
Così seguendo il suo cammino, giunse a mezzo il mese d'aprile a Barcellona, avendo prima fatto intendere alle Altezze loro del prospero successo del suo viaggio: di che esse dimostravano infinita allegrezza e contento; e come ad uomo che sì gran servigio aveva loro fatto comandarono ch'egli fosse solennemente accolto. Gli uscirono adunque incontro tutti quelli che nella città e nella Corte erano; e i Re Cattolici, per riceverlo, sedettero pubblicamente con ogni maestà e grandezza in un ricchissimo seggio sotto un baldacchino di broccato d'oro: e quando egli andò a baciar loro le mani, gli si levarono incontro, come a gran signore, e fecero difficoltà nel porgere la mano, e lo fecero tosto sedere. Poscia, dette brevemente alcune cose intorno all'ordine e al successo del suo viaggio, gli diedero licenza affinché se ne andasse al suo alloggiamento, fino al quale da tutta la Corte fu accompagnato: e così stette quivi con sì gran favore e con tanta grazia delle Altezze loro che, quando il re cavalcava per Barcellona, l'Ammiraglio andava dall'un lato del re, e l'infante Fortuna dall'altro, non essendo prima uso d'andarvi altri che detto infante, il quale era molto congiunto di sangue al re.
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