Ma l'altro cacico, che abitava dall'altro lato del fiume e confidato nei servigi da lui fatti ai Cristiani, deliberò di venirsene coi prigioni all'Isabella a intercedere per loro dall'Ammiraglio, il quale gli fè cortese accoglienza, e comandò che quegl'Indiani con le mani legate in piazza fossero con pubblico bando sentenziati alla morte, il che veduto dal buon cacico, con molte lagrime ottenne loro la vita, promettendo per cenni che mai più non commetterebbero alcun delitto.
Avendo adunque l'Ammiraglio liberati tutti, venne un uomo a cavallo da San Tommaso, e diede nuova che nella popolazione di quel medesimo cacico prigione aveva trovato che i suoi sudditi avevano presi cinque Cristiani, i quali erano partiti per venirsene all'Isabella, e ch'egli spaventandoli col cavallo, li aveva liberati e fatti fuggir più di 400 Indiani, avendone feriti due nell'incalzo: e che, essendo egli poi passato di qua dal fiume, vide che ritornavano sopra i detti Cristiani: ond'egli fece mostra di voler far fronte e ritornar contro loro, ma essi, per paura del suo cavallo, si misero in fuga temendo che il cavallo passasse il fiume volando.
CAPITOLO LIII
Come l'Ammiraglio lasciò ordinate le cose dell'isola e andò a scoprire l'isola di Cuba, stimando ch'essa fosse terraferma.
Avendo adunque l'Ammiraglio deliberato di andare a scoprire terraferma, istituì un consiglio che rimanesse in suo luogo per governo dell'isola, e le persone di quello furono don Diego Colón, suo fratello, con titolo di presidente, il padre frate Buil e Pietro Fernandez Colonnello, reggenti, Alfonso Sanchiez di Carvagial, rettore di Baeza e Giovanni di Lussan, cavaliere di Madrid, gentiluomo dei Re Cattolici.
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