CAPITOLO LXII
Come l'Ammiraglio tornò in Spagna a render conto ai Re Cattolici dello stato nel quale aveva lasciato l'isola.
Tornando adunque al principale della nostra storia, dico che l'Ammiraglio, avendo oramai ridotta l'isola assai pacifica, e fabbricata la città d'Isabella, ancorché piccola, e tre fortezze nella terra, deliberò di tornarsene in Spagna a render conto ai Re Cattolici di molte cose, le quali a lui parve che convenissero al loro servizio, specialmente per cagione di molti maligni e mordaci, i quali, mossi da invidia, non restavano di far mala relazione a quei Re delle cose delle Indie, in gran pregiudizio e disonore dell'Ammiraglio e dei fratelli suoi. Perciò con 225 Cristiani e 30 Indiani il giovedì ai 10 di marzo dell'anno 1496 s'imbarcò, e quasi all'alba fece spiegare le vele al vento nel porto dell'Isabella, e con venti levanti volteggiando salì la costa in su con due caravelle chiamate Santa Croce l'una e la Niña l'altra, le quali erano le medesime con le quali era andato a scoprire l'isola di Cuba, e il martedì ai 22 di marzo perdé di vista il capo orientale della Spagnola, navigando alla volta dell'oriente il più che il vento gli concedeva. Ma perché per la maggior parte i venti erano levanti, ai 6 di aprile, vedendosi in bisogno di vettovaglie e con la gente molto stanca e afflitta, seco propose di tornar verso mezzodì per prendere le isole dei Caribi, alle quali giunse dopo tre dì, e diede fondo in Marigalante il sabato ai 9 di aprile. E il dì seguente, ancorché fosse suo costume non levar le ancore di domenica, se era in qualche porto, diede le vele al vento perché mormorava la gente dicendo che per andare a cercar da mangiare non dovevano osservare così tanta severità le feste.
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