«Non si dee lasciar di continuarlo, perché, per dir vero, se non un'ora, l'altra si troverà alcuna cosa importante»; siccome ora s'è dimostrato, con la Nuova Spagna e col Perù: ancorché allora, come avvenir suole alla maggior parte degli uomini, niuno desse fede a quel che egli diceva; e pur niuna cosa egli disse che non riuscisse vera, come i Re Cattolici in una lettera loro, scritta il 5 settembre del 1503 in Barcellona dicono.
CAPITOLO LXXXVIII
Come l'Ammiraglio partì di Granata per Siviglia a far l'armata necessaria al suo scoprimento.
Ora, essendo stato spedito l'Ammiraglio dai Re Cattolici, partì dalla città di Granata per Siviglia l'anno 1501, e tosto che vi giunse sollecitò con tanta fretta la sua armata, che in breve tempo furono posti all'ordine di armi e vettovaglie 4 navigli da gabbia di 70 botti di porto il maggiore e di 50 il minore, con 140 uomini, tra grandi e piccoli; dei quali io era uno.
E così facemmo vela dal canale di Cadice ai 9 di maggio del 1502 e andammo a Santa Caterina, onde partimmo il mercoledì agli 11 del medesimo, e andammo ad Arzilla il secondo giorno a dar soccorso ai Portoghesi, i quali dicevasi ch'erano in grande stretta; ma quando noi giungemmo, i Mori avevano levato l'assedio. Per cui l'Ammiraglio mandò il prefetto don Bartolomeo Colombo, suo fratello, e me coi capitani delle navi in terra a visitare il capitano di Arzilla, che era stato ferito in un assalto dei Mori, il quale ringraziò molto l'Ammiraglio di cotal visita e delle offerte fattegli: e per tal effetto gli mandò alcuni cavalieri che erano seco, parte dei quali erano parenti della quondam donna Filippa Mognis, la quale fu la moglie che noi dicemmo dell'Ammiraglio in Portogallo.
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