E perché il commendator di Lares, che allora governava quell'isola, mandato dai Re Cattolici e domandar conto dell'Amministrazione al Bobadiglia, non si turbò punto per la nostra improvvisa giunta, il mercoledì ai 19 di giugno, essendo già presso al porto, l'Ammiraglio mandò a lui Pietro di Terreros, capitano di un dei navigli, a fargli intendere il bisogno che aveva di commutare quel naviglio e che sì per tale effetto, come perché egli temeva di una gran fortuna, la quale aspettava, desiderava entrare in quel porto a salvarsi, facendogli intendere che per otto giorni egli non lasciasse uscire alcuna armata dal porto perché avrebbe corso gran pericolo. Ma il sopraddetto commendatore non volle consentire che l'Ammiraglio entrasse nel porto, e nemmeno vietò l'uscirne all'armata che doveva partire per Castiglia, la quale era di 28 navigli e doveva condurre il commendator Bobadiglia, che aveva imprigionato l'Ammiraglio e i suoi fratelli, e Francesco Orlando [Roldán] e tutti gli altri che si erano sollevati contro di loro, e quelli dai quali essi tanto male avevano ricevuto. Ai quali tutti piacque a Dio di accecar gli occhi e l'intelletto, acciò che non accogliessero il buon consiglio loro dato dall'Ammiraglio. Ed io ho per certo che ciò fu provvidenza divina perché se arrivavano costoro in Castiglia, non sarebbero mai stati castigati, come i loro delitti meritavano, anzi, perché erano favoreggiati dal vescovo [Fonseca], avrebbero ricevuti molti favori e grazie. Alle quali cose ovviò l'uscita loro di quel porto verso Castiglia perché, giunti alla punta orientale della Spagnola, la fortuna li assalì in tal maniera, che sommerse la nave capitana, nella quale veniva il Bobadiglia con la maggior parte dei sollevati e fece tanto danno nelle altre, che non si salvarono se non 3 o 4 di tutti i 28 navigli.
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