Ed oltre a questi timori così diversi, ce ne sopravvenne un altro di non minor pericolo e ammirazione, che fu quello di una manica, che il martedì ai 13 di dicembre passò fra i navigli, la quale, se non tagliavano dicendo l'Evangelo di S. Giovanni, non è dubbio che annegava chiunque colto essa avesse, perché, come abbiamo detto, tira l'acqua in su fino alle nubi in forma di colonna più grossa che una botte, torcendola a guisa di turbine. E quella stessa notte si perdé dalla nostra vista il naviglio Vizcaino, e con assai buona sorte nel fine di 3 giorni oscurissimi ci tornò a vedere, ancorché col battello perduto, e avendo corso gran pericolo, sorto vicino a terra in balìa di un'ancora che all'ultimo perdette, essendo stato costretto a tagliar la gomena. E allora si conobbe che le correnti di quella costa si conformavano coi temporali, e che allora andavano col vento verso levante, volgendosi in contrario quando regnavano i levanti che correvano all'occidente perché, come pare, le acque seguono quivi il corso dei venti che più soffiano.
Avendo adunque tali contrarietà di mare e di vento perseguitata l'armata con tanta forza che l'avevano mezza smembrata, onde niuno poteva più per i travagli patiti, ci diede alquanto di riposo un giorno o due di calma, con cui vennero tanti pesci tiburoni ai navigli, che quasi ne mettevano spavento, specialmente a coloro i quali riguardano gli augurii, poiché, come si dice degli avvoltoi che pronosticano quando v'ha corpo morto e che lo conoscano all'odore per distanza di molte leghe, così pensano alcuni che avvenga di questi tiburoni: i quali prendono la gamba o il braccio della persona coi denti, è lo tagliano, come un rasoio, perché hanno due ordini di denti fatti a guisa di una sega.
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Evangelo S. Giovanni Vizcaino Giovanni
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