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      Di questi tanta fu l'uccisione che facemmo con l'amo di catena, che per non poter più ammazzarne si andavano strascinando per l'acqua, ed è tanta la loro golosità che non solo mordono ogni carogna, ma ancora si pigliano con panno rosso rivolto all'amo. Ed io ho veduto trarre dal ventre di uno di questi tiburoni una testuggine, che poi visse nel naviglio: e d'un altro si cavò la testa intera di un suo compagno, avendogliela noi tagliata e gittata all'acqua, per non esser buona da mangiare, come né essi son buoni, la quale quel tiburone inghiottì: e a noi parve cosa fuor di ragione che un animale ingoi la testa di un altro della sua grandezza: ma non è da meravigliarsi, perché hanno la bocca rotta quasi fino al ventre e la testa in forma di oliva. Ora, quantunque alcuni li avessero per malaugurio, e altri per cattivo pesce, tutti nondimeno loro facemmo onore per la penuria che di vettovaglie avevamo, per essere oramai passati 8 mesi che scorrevamo nel mare, onde era consumata tutta la carne e il pesce che avevamo portato di Spagna, e con quei caldi, e con l'umidità del mare anche il biscotto era divenuto così verminoso, che, così Dio ne aiuti, io vidi molti i quali aspettavano la notte per mangiar la mazzamora e non vederci i vermi che v'erano: e altri erano così usi a mangiarli, che non si curavano di gittarli via, ancorché li vedessero, perché a questo attendendo avrebbero perduto la cena.
      Sabato ai 27 del mese l'Ammiraglio entrò in un porto tre leghe all'oriente del Pegnone, che gl'Indiani chiamavano Huiva, ed era come un gran canale, dove ci riposammo tre dì: e smontati in terra, vedemmo gli abitatori abitare nelle cime degli alberi, come uccelli, avendo attraversati dall'un ramo all'altro alcuni bastoni, e fabbricate quivi le loro capanne, che così possono chiamarsi piuttosto che case.


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Historie del S.D. Fernando Colombo
(Vita di Cristoforo Colombo)
di Fernando Colombo
pagine 337

   





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