CAPITOLO XCV
Come l'Ammiraglio coi suoi navigli entrò nel fiume di Betlem, e deliberò di edificare quivi una popolazione, e lasciarvi il prefetto suo fratello.
Il lunedì ai 19 di gennaio entrammo nel fiume Betlem con la nave capitana e la Vizcaina, e subito vennero gl'Indiani a barattare quelle cose che avevano, specialmente pesce, che dal mare in certo tempo dell'anno entra in quei fiumi, il che pare incredibile a chi ciò non vede: e ancora barattavano qualche poco d'oro per aghi da pomo, e quel che era di più prezzo davano per Ave Marie o campanelle. Poscia il dì seguente entrarono gli altri due navigli, i quali non entrarono prima, perché per esser di poca acqua la bocca, bisognò che aspettassero la crescente, per quanto non cresca o cali ivi il mare nella maggior maretta più di mezzo braccio. E siccome Beragua aveva gran fama di miniere e ricchezze grandi, il terzo dì del nostro arrivo il prefetto andò con le barche al mare, per entrare nel fiume e andare fino alla popolazione del Quibio, che così chiamano gl'Indiani il re loro. Il quale, intesa la venuta del prefetto, venne con le sue canoe giù per il fiume a riceverlo: e così si raccolsero ambedue con molta cortesia e amicizia, donando l'uno all'altro scambievolmente di quelle cose che più stimavano: e poi, avendo ragionato insieme gran pezzo, ciascuno si ritirò con molta quiete e pace. Il dì seguente il sopradetto Quibio venne ai navigli a visitare l'Ammiraglio, ed essendo stati insieme a ragionamento poco più di un'ora, l'Ammiraglio gli donò alcune cose, e i suoi riscattarono alquanto oro per sonagli, e senza alcuna cerimonia tornò per la via che venne.
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