Tirare i navigli per l'arena era impossibile, e quando pure avessimo avuti gl'ingegni per farlo, mai il mare non è tanto queto che con la minore onda che viene alla riva non possa rompere in pezzi i navigli, specialmente i nostri, ch'erano divenuti oramai un nido d'api essendo tutti forati dalle biscie. Ci convenne adunque raccomandarci a Dio, e supplicarlo che mandasse pioggia, come in altro tempo, e pregammo di mandarci bonaccia, perché, piovendo, sapevamo che il fiume avrebbe portato più acqua e si sarebbe aperta l'entrata, come in quei fiumi suole avvenire.
E perché in questo tempo s'intese per via dell'interprete che il Quibio, o cacico di Beragua, aveva deliberato di venire nascostamente a metter fuoco alle dette case e ammazzare i Cristiani perché a tutti gli Indiani dispiaceva molto che popolassero in quel fiume, parve che per castigo suo ed esempio, e timore dei vicini, fosse bene imprigionarlo con tutti i suoi principali, e mandarli in Castiglia, e che la sua popolazione rimanesse in servizio dei Cristiani. Per far che con 74 uomini ai 30 di marzo il prefetto andò alla popolazione di Beragua: e se io dico popolazione, egli è da avvertire che per quei paese non si trovano case insieme, ma si abita, come in Biscaglia, un pezzo lontano l'uno dall'altro. Ora, quando il Quibio intese che il prefetto era vicino, gli mandò a dire che non salisse in casa sua, la quale giaceva in una collina sopra il fiume di Beragua: e il prefetto, affinché non fuggisse per paura di lui, deliberò di andarvi con 5 uomini soli, lasciando ordine a quelli che rimanevano che a due a due, discosti gli uni da gli altri, gli venissero dietro e che, sentendo sparare un archibugio, circondassero la detta casa, acciò che niuno scampasse.
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