Ma egli non correva minor pericolo in mare, dove era sorto, per essere spiaggia e per non aver barca, ed essendo con poca gente, per quella che gli era stata già uccisa. Per la qual cosa egli e tutti noi eravamo in quel medesimo travaglio e confusione in cui erano quelli di dentro, i quali per il successo della zuffa passata e per veder coloro della barca morti venir giù per il fiume, pieni di ferite e seguiti dai corvi di quel paese che loro venivano sopra gracchiando e volando, prendevano tutto ciò per infelice augurio, e stavano con paura di dover fare lo stesso fine che quelli, specialmente vedendo che gl'Indiani con la vittoria erano molto insuperbiti, sicché oramai non li lasciavano riposare punto per la mala disposizione della popolazione: e certo ne sarebbero stati tutti maltrattati se non si fosse preso per buon rimedio di andare ad una grande spiaggia sgombrata alla parte orientale di quel fiume, dove fabbricarono un baluardo con le botti e con altre cose che avevano, e piantate le artiglierie in luoghi comodi si difendevano, non avendo gl'Indiani ardire di uscir fuori del bosco per il danno assai grande che facevano loro le palle.
CAPITOLO XCIX
Come fuggirono gl'Indiani che nelle navi erano prigioni, e l'Ammiraglio intese la rotta di quelli di terra.
Mentre queste cose succedevano in terra, erano già 10 giorni passati che l'Ammiraglio era con affanno e sospetto di quel che fosse avvenuto aspettando d'ora in ora che si acquetasse il tempo per mandare un'altra barca ad intendere la cagione della tardità della prima, ma la fortuna con l'esserci in tutto contraria non ci concedeva che sapessimo gli uni degli altri, e, per accrescerci ancor travaglio, avvenne che i figliuoli e i parenti del Quibio, che noi tenevamo prigioni nella nave Bermuda per condurli in Castiglia, tennero via per liberarsi; e fu tale.
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