Pfluger, Beaunis, Schoenbein ed altri sostengono che l'ossigeno dell'aria, in contatto dell'emoglobina, si tramuta in ozono che in parte ossida l'emoglobina, in parte resta in soluzione nel sangue in uno stato di grande attività. L'emoglobina è ossidata intensamente dall'ozono che dà ad esso il colorito rosso vermiglio caratteristico del sangue arterioso; l'azione prolungata dell'ozono da al sangue un colore rosa pallido.
L'alcool la precipita dalle sue soluzione acquose dandole un color rosso chiaro; precipitata, dopo poco tempo, si decompone.
L'ossido di carbonio si combina all'emoglobina, formando un composto stabile che può cristallizzare e che Hoppe-Seyler chiamò emoglobina ossicarbonata; questa è di colore cupo azzurrognolo, epperò dà il suo colore al sangue, allorchè questo gas infesta le vie circolatorie. L'ossido di carbonio, combinandosi all'emoglobina, gli toglie la facoltà di ossidarsi e di cedere l'ossigeno ai tessuti: tale è l'influenza tossica di questo gas.
L'emoglobina consta di globulina e di ematina: questa è un pigmento contenente ferro. Per dosare la quantità di emoglobulina nel sangue, sia a scopo teoretico, sia a scopo clinico, si fa uso dei vari globulimetri ed emometri.
Il globulimetro di Mantegazza consiste in una bottiglina larga e schiacciata, di quelle che frequentemente sono porta-odori. In questa si mette il sangue diluito e, attraverso di esso, si guarda una fiamma la quale, evidentemente, si vedrà più o men bene, secondochè meno o più ricco di globuli è il sangue da esaminare.
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