E d'accordo rimisono in Dino Compagni, perché era buono e savio uomo, ne facesse quanto li paresse: il quale mandò per messer Durazzo, nuovamente fatto da lui cavaliere, e in lui commise conchiudesse il trattato col Vescovo il meglio potesse.
Il Vescovo d'Arezo in questo mezo pensò, che se consentisse al trattato, sarebbe traditore; e però raunò i principali di sua parte, e quelli confortò prendessono accordo co' Fiorentini: e che egli non volea perdere Bibbiena, e che la fusse afforzata e difesa; altrimenti prenderebbe accordo egli. Gli Aretini, sdegnati per le parole sue, perché ogni loro disegno si rompeva, ordinavano di farlo uccidere: se non che messer Guglielmo de' Pazi, suo consorto, che era nel consiglio, disse che sarebbe stato molto contento l'avessono fatto, non l'avendo saputo; ma essendo richiesto, non lo consentirebbe, ché non volea esser micidiale del sangue suo. Allora deliberarono di pigliarla eglino; e come disperati, sanza altro consiglio si misono in punto.
9
I Fiorentini si dispongono a uscire per la via del Casentino, insieme coi collegati.
Sentitasi pe' Fiorentini la loro diliberazione, i capitani e governatori della guerra tennono consiglio nella chiesa di San Giovanni, per qual via fusse il megliore andare, sì che fornire si potesse il campo di quel bisognasse. Alcuni lodavano l'andata per Valdarno, acciò che, andando per altra via, gli Aretini non cavalcassono quivi, e non ardessono i casamenti del contado; alcuni lodavano la via del Casentino, dicendo che quella era migliore via, assegnandone molte ragioni.
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