Assai pregio v'ebbe il balio del capitano, e fuvi morto. Fu fedito messer Bindo del Baschiera Tosinghi; e così tornò a Firenze, ma fra pochi dì morì. Della parte de' nimici fu morto il Vescovo, e messer Guiglielmo de' Pazi franco cavaliere, Bonconte e Loccio da Montefeltri, e altri valenti uomini. Il conte Guido non aspettò il fine, ma sanza dare colpo di spada si partì. Molto bene provò messer Vieri de' Cerchi et uno suo figliuolo cavaliere alla costa di sé. Furono rotti gli Aretini, non per viltà né per poca prodeza, ma per lo soperchio de' nimici. Furono messi in caccia, uccidendoli: i soldati fiorentini, che erano usi alle sconfitte, gli amazavano; i villani non aveano piatà. Messer Talano Adimari e' suoi si tornorono presto a loro stanza: molti popolani di Firenze, che aveano cavallate, stettono fermi: molti niente seppono, se non quando i nimici furon rotti. Non corsono ad Arezo con la vittoria; ché si sperava, con poca fatica l'arebon avuta.
Al capitano e a' giovani cavalieri, che aveano bisogno di riposo, parve avere assai fatto di vincere, sanza perseguitarli. Più insegne ebbono di loro nimici, e molti prigioni, e molti n'uccisono; che ne fu danno per tutta la Toscana.
Fu la detta rotta dì XI di giugno, il dì di San Bernaba, in uno luogo che si chiama Campaldino, presso a Poppi.
Dopo detta vittoria non ritornorono però tutti i Guelfi in Arezo: ma alcuni s'assicurorono; a' quali fu detto che, se vi voleano stare, facessono la loro volontà. Tra i Fiorentini e gli Aretini pace non si fe': ma i Fiorentini si tennono le castella aveano prese; cioé Castiglione, Laterina, Civitella, Rondine, e più altre castella; e alcuno se ne disfece.
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