Quelli della congiura fatta contro a Giano, essendo sopra rinnovare le leggi nella chiesa d'Ognissanti, dissono a Giano: "Vedi l'opere de' beccai quanto multiplicano a mal fare?". E Giano rispose: "Perisca innanzi la città, che ciò si sostenga"; e procurava fare leggi sopra loro. E per simile diceano de' giudici: "Vedi: i giudici minacciano i rettori al sindacato, e per paura traggono da loro le ingiuste grazie, e tengono le questioni sospese anni tre o quattro, e sentenzia di niuno piato si dà: e chi vuole perdere il piato di sua volontà, non può; tanto impigliano le ragioni e 'l pagamento, sanza ordine". Giano, giustamente crucciandosi sopra loro, dicea: "Faccinsi leggi, che siano freno a tanta malizia". E quando l'ebbono così acceso alla giustizia, segretamente mandavano a' giudici e a' beccai e agli altri artefici, dicendo che Giano li vituperava, e che facea leggi contro a loro.
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Dino scuopre a Giano la congiura. Consigli in Ognissanti (1294, dicembre...).
Scoprissi la congiura fatta contro a Giano uno giorno che io Dino ero con alquanti di loro per raunarci in Ognissanti, e Giano se ne andava a spasso per l'orto. Quelli della congiura fermavano una falsa legge, che tutti non la intendevano; che si avesse per nimica ogni città o castello che ritenesse alcuno sbandito nimico del popolo: e questo feciono, però che la congiura era fatta con falsi popolani, per sbandeggiare Giano e metterlo in odio del popolo. Io conobbi la congiura, e dubitai per che faceano la legge sanza gli altri compagni.
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