E a questo consiglio concorse la maggior parte; però che messer Lapo Salterelli avea promesso a Bartolo di messer Iacopo de' Bardi (a cui era data gran fede), le cose s'acconcerebbono per buono modo. E sanza niente fare si partirono.
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Dino s'intromette, per la pace della città, fra la Signoria e i Donati. I Cerchi gridano contro: e si scuopre e punisce una congiura ordinata dai Donati pel Consiglio di Santa Trinita (1301, aprile - giugno...).
Ritrovandomi in detto consiglio io Dino Compagni, disideroso di unità e pace fra' cittadini, avanti si partissono dissi: "Signori, perché volete voi confondere e disfare una così buona città? Contro a chi volete pugnare? contro a' vostri fratelli? Che vettoria arete? non altro che pianto". Risposono che il loro consiglio non era che per spegnere scandalo e stare in pace.
Udito questo, m'accozai con Lapo di Guaza Ulivieri, buono e leale popolano, e insieme andamo a' priori, e conducemovi alcuni erano stati al detto consiglio, e tra i priori e loro fumo mezani, e con parole dolci raumiliamo i Signori: e messer Palmieri Altoviti, che allora era de' Signori, fortemente li riprese sanza minaccie. Fu loro risposto che di quella raunata niente più si farebbe; e che alcuni fanti eran venuti a loro richiesta, fussono lasciati andare sanza esser offesi. E così fu da' signori priori comandato.
La parte adversa continuamente stimolava la Signoria gli punisse, perché aveano fatto contro agli Ordini della Giustizia, per lo consiglio tenuto in Santa Trinita, per fare congiura e trattato contra il reggimento.
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