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      I Guelfi neri incontanente furono accordati andarli a vicitare a quattro e a sei insieme, come a loro accadeva, e diceano: "Signori, voi sete buoni uomini, e di tali avea bisogno la nostra città. Voi vedete la discordia de' cittadini vostri: a voi la conviene pacificare, o la città perirà. Voi sete quelli che avete la balìa; e noi a ciò fare vi proferiamo l'avere e le persone, di buono e leale animo". Risposi io Dino per commessione de' compagni, e dissi: "Cari e fedeli cittadini, le vostre profferte noi riceviamo volentieri, e cominciare vogliamo a usarle: e richieggiànvi che voi ci consigliate, e pognate l'animo, a guisa che la nostra città debba posare". E così perdemo il primo tempo, che non ardimo a chiudere le porti, né a cessare l'udienza a' cittadini: benché di così false profferte dubitavamo, credendo che la loro malizia coprissono con loro falso parlare.
     
      Demo loro intendimento di trattare pace, quando convenìa arrotare i ferri. E cominciamoci da' Capitani della Parte guelfa, i quali erano messer Manetto Scali e messer Neri Giandonati, e dicemo loro: "Onorevoli capitani, dimettete e lasciate tutte l'altre cose, e solo v'aoperate di far pace nella parte della Chiesa; e l'uficio nostro vi si dà interamente in ciò che domanderete".
     
      Partironsi i capitani molto allegri e di buono animo, e cominciarono a convertire gli uomini e dire parole di piatà. Sentendo questo, i Neri subito dissono che questo era malizia e tradimento, e cominciorono a fugir le parole.
     
      Messer Manetto Scali ebbe tanto animo, che si mise a cercar pace tra i Cerchi e li Spini, e tutto fu riputato tradimento.


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Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi
di Dino Compagni
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