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      La gente, che tenea co' Cerchi, ne prese viltà: "Non è da darsi fatica, ché pace sarà". E i loro adversari pensavano pur di compiere le loro malizie. Niuno argomento da guerra si fece, perché non poteano pensare che a altro che a concordia si potesse venire, per più ragioni. La prima, per piatà di parte, e per non dividere gli onori della città: la seconda, perché cagion non v'era altro che di discordia, però che l'offese non erano ancora usate tante, che concordia esser non vi dovesse, raccomunando gli onori. Ma pensorono che coloro che aveano fatta l'offesa non potessoro campare, se i Cerchi non fussono stati distrutti e i loro sequaci: e questo male si potea fare sanza la distruzione della terra, tanto era grande la loro potenzia.
     
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      Carlo viene a Siena, e manda a Firenze ambasciatori, che sono ricevuti dalla Signoria (1301, ottobre).
     
      Ordinorono e procurorono i Guelfi neri, che messer Carlo di Valos, che era in Corte, venisse in Firenze: e fecesi il diposito, pel soldo suo e de' suoi cavalieri, di fiorini LXXm; e condussollo a Siena. E quando fu quivi, mandò anbasciadori a Firenze messer Guiglielmo francioso, cherico, uomo disleale e cattivo, quantunque in apparenza paresse buono e benigno, e uno cavaliere provenzale che era il contrario, con lettere del loro signore.
     
      Giunti in Firenze, visitorono la Signoria con gran reverenzia, e domandarono parlare al gran Consiglio; che fu loro concesso. Nel qual per loro parlò uno advocato da Volterra, che con loro aveano, uomo falso e poco savio: e assai disordinatamente parlò: e disse che il sangue reale di Francia era venuto in Toscana, solamente per metter pace nella parte di santa Chiesa, e per grande amore che alla città portava e a detta parte; e che il Papa li mandava, siccome signore che se ne potea ben fidare, però che il sangue della casa di Francia mai non tradì né amico né nimico; il perché dovesse loro piacere, venisse a fare il suo uficio.


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Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi
di Dino Compagni
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