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      Molti dicitori si levarono in piè, affocati per dire e magnificare messer Carlo, e andarono alla ringhiera tosto ciascuno per esser il primo; ma i Signori niuno lasciorono parlare. Ma tanti furono che gli anbasciadori s'avidono che la parte che volea messer Carlo era maggiore e più baldanzosa che quella non lo volea: e al signore scrissono, che aveano inteso che la parte de'Donati era assai innalzata, e la parte de' Cerchi era assai abbassata.
     
      I Signori dissono agli anbasciadori, risponderebbono al loro signore per anbasciata; e intanto preson loro consiglio: perché, essendo la novità grande, niente voleano fare sanza il consentimento de' loro cittadini.
     
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      La Signoria, richiesto prima il Consiglio di Parte guelfa e delle Arti, manda ambasciatori a Carlo, a fargli giurare la sicurezza della città.I Neri ne affrettano la venuta (1301, ottobre).
     
      Richiesono adunque il Consiglio generale della Parte guelfa e delli LXXII mestieri d'Arti, i quali avean tutti consoli, e inposono loro, che ciascuno consigliasse per scrittura, se alla sua arte piacea se messer Carlo di Valos fosse lasciato venire in Firenze come paciaro. Tutti risposono, a voce e per scrittura, fusse lasciato venire, e onorato fusse come signore di nobile sangue: salvo i fornai, che dissono che né ricevuto né onorato fusse, perché venìa per distruggere la città.
     
      Mandoronsi gli anbasciadori, e furono gran cittadini di popolo, dicendoli che potea liberamente venire: commettendo loro, che da lui ricevessono lettere bollate, che non acquisterebbe contro a noi niuna giuridizione, né occuperebbe niuno onore della città, né per titolo d'Inperio né per altra cagione, né le leggi della città muterebbe né l'uso.


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Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi
di Dino Compagni
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