In quel dì cavalcò a Pistoia, e parlò co' maggiori e reggenti della terra: e con lui cavalcò messer Geri Spini, il quale avea fatti gli arnesi, credendo avere la signoria della terra. E furono da messer Tolosato degli Uberti e dal popolo ricevuti con grande onore, e fugli data certa balìa dal popolo, ma non che desse la città a altri. Il perché vedendo che la terra si tenea con molti scalterimenti perdé la speranza d'averla; e però se ne ritornò inverso Prato: dove credendo potere entrare con la forza de' parenti e degli amici suoi, non poté.
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Ritorno del Cardinale a Firenze e scomunica de'Pratesi. L'esercito fiorentino esce contro Prato, che tratta accordo. Intanto in Firenze le discordie di Parte nera fra popolani grassi e i Grandi e il popolo minuto si fanno più gravi (maggio 1304).
Sentendo ciò che in Prato contro a lui era ordinato, di subito si partì e ritornò a Firenze; e sbandì e scomunicò i Pratesi, e bandì loro la croce adosso, dando perdono a chi contro a loro facea danno alcuno. E i parenti e amici suoi furono disfatti, e cacciati di Prato.
Il podestà di Firenze con le cavallate e co' soldati del Comune cavalcorono sul contado di Prato, e schieraronsi nel greto di Bisenzo all'Olmo a Mezano, e stettonvi fino passata nona. Di Prato uscirono alcuni per trattare accordo, scusandosi al Cardinale, e profferendo fare ciò che egli volea; tanto che cessoron il furore: perché molti ve ne erano, che volentieri arebbono dato loro il guasto e provatisi di vincere la terra, cioè quelli ch'erano del volere del Cardinale.
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