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      Vennono da San Gallo, e nel Cafaggio del Vescovo si schierarono, presso a San Marco, e con le insegne bianche spiegate, e con ghirlande d'ulivo, e con le spade ignude, gridando "pace", sanza fare violenzia o ruberia a alcuno. Molto fu bello ad vederli, con segno di pace, stando schierati. Il caldo era grande, sì che parea che l'aria ardesse. I loro scorridori a piè e a cavallo si strinsono alla città, e vennono alla porta degli Spadai, credendo il Baschiera avervi amici e entrarvi sanza contesa: e però non vennono ordinati, con le scure né con l'armi da vincere la porta. I serragli del borgo furono loro contesi: pur li ruppono, e fedirono e uccisono molti Gangalandesi erano quivi alla guardia. Giunsono alla porta, e per lo sportello molti entrarono nella città. Quelli dentro, che aveano loro promesso, non obtennono loro i patti; come furono i Pazi, i Magalotti, e messer Lambertuccio Frescobaldi, i quali erano co' loro sdegnati, chi per oltraggi e onte ricevute, pel fuoco messo nella città e altre villanie loro fatte: anzi feciono loro contro, per mostrarsi non colpevoli; e più si sforzavano offenderli che gli altri; con balestra a tornio vennono saettando a Santa Reparata.
     
      Ma niente valea, se non fusse stato uno fuoco che fu messo in uno palagio allato alla porta della città. Onde coloro che già erano entrati nella terra, dubitarono esser traditi e volsonsi indietro; e portoronsene lo sportello della porta, e giunsono alla schiera grossa, la quale non si movea: ma il fuoco forte crescea.


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Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi
di Dino Compagni
pagine 137

   





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