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      Così stando, il Baschiera sentì che quelli che lo dovean favoreggiare lo nimicavano; e però volse i cavalli e tornò indietro. E la speranza e l'allegrezza tornò loro in pianto: ché i loro adversarii vinti divennero vincitori, e presono cuore come lioni; e scorrendo li seguivano, ma con grande riguardo: e i pedoni, vinti dalla calura del sole, si gittavano per le vigne e per le case nascondendosi, e molti ne trafelarono.
     
      Il Baschiera si gittò nel monasterio di San Domenico, e per forza ne trasse due sue nipoti che erano molto ricche, e menòllene seco. E però Iddio gliene fece male.
     
      A casa Carlettino de' Pazi rimasono molti gentili uomini per ricogliere i loro, e per danneggiare i loro nemici; che scorrevano loro dietro: e più non li seguitorono.
     
      Poco lontano dalla terra scontrorono messer Tolosato degli Uberti, il quale co' Pistolesi venìa per esser al dì nominato. Vollegli rivolgere, e non poté. Il perché con gran dolore se ne tornò in Pistoia; e ben conobbe che la giovaneza del Baschiera gli tolse la terra.
     
      Molti degli usciti ne furono morti, che si trovorono nascosi; e molti poveri infermi uccisono, i quali traevano degli spedali. Bolognesi e Aretini furon presi assai, e tutti gl'inpiccarono. Ma quelli che eran maliziosi, l'altro giorno, levarono una falsa voce, dicendo che messer Corso Donati e messer Cante de' Gabrielli d'Agobbio avean preso Arezo per tradimento: onde i loro nimici ne dubitorono tanto, che ne perderono il vigore e non s'ardirono a muovere.
     
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      Giudizi e osservazioni su questo tentativo de' fuorusciti.


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Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi
di Dino Compagni
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