E per questo sbigottirono per modo, che niuno vittuaglia più mettervi non ardiva.
I signori e governatori della terra non la voleano abbandonare, siccome uomini che speravano difendersi. I Pisani gli aiutavano con danari, ma non con persone. Messer Tolosato Uberti e Agnolo di messer Guiglielmino, rettori, per mancamento di vittuaglia ne mandorono fuori tutti i poveri, e fanciulli, e donne vedove, e quasi tutte l'altre donne, di vile condizione.
Dè quanto fu, questa, crudelissima cosa a sostenere nell'animo de' cittadini! vedersi condurre le loro donne alle porti della città, e metterle nelle mani de' nimici, e serrarle di fuori! E chi non avea di fuori potenti parenti, o che per gentileza fusse ricolta, era da nimici vituperata. E gli usciti di Pistoia, conoscendo le donne e' figliuoli de' loro nemici, ne vituperorono assai: ma il Duca molte ne difese.
Il nuovo papa Clemente V° a petizione del cardinale Niccolao da Prato, comandò al duca Ruberto e a' Fiorentini si levassono dall'assedio di Pistoia. Il duca ubbidì e partissi: i Fiorentini vi rimasono, e elessono per capitano messer [...] de' Gabrielli d'Agobbio; il quale niuna piatà avea de' cittadini di Pistoia. I quali, dentro alla terra, constrigneano le lagrime e non dimostravano le loro doglie, perché vedeano era di bisogno di così fare per non morire. Sfogavansi contro a' loro adversari: quando alcuno ne prendeano, crudelmente l'uccideano. Ma la gran piatà era di quelli eran guasti nel campo: che co' piè mozzi li ponieno appiè delle mura, acciò che i loro padri, fratelli o figlioli li vedessono: e non li poteano ricevere né aiutare, perché la Signoria non li lasciava, acciò che gli altri non ne sbigotissono, né non li lasciavano di sulle mura vedere da' loro parenti e amici.
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