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      Messer Corso avea molto inanimati i Lucchesi, mostrando le rie opere de' suoi adversarii e i modi ch'eglino usavano; i quali, veri o non veri, lui sapea ben colorare. Tornato in Firenze, ordinò che un giorno nominato fussono tutti armati, e andassono al palagio de' Signori, e dicessono che al tutto voleano che Firenze avesse altro reggimento; e con queste parole, venire all'arme.
     
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      La Parte di Rosso si solleva. La Signoria cita e sbandisce i Donati e i Bordoni. Essi si afforzano e sono combattuti. Loro fuga (6 ottobre 1308).
     
      Messer Rosso e' suoi seguaci sentirono le invitate, e le parole si diceano, e aparecchiare l'arme: con irato animo, tanto s'accesono col parlare, che non si poterono ritrarre dal furore. E una domenica mattina, andorono a' Signori; i quali raunorono il Consiglio, e presono l'arme, e feciono richiedere messer Corso e' figliuoli e i Bordoni. La richiesta e il bando si fece a un tratto; e subito condannati. E il medesimo dì, a furore di popolo, andorono a casa messer Corso. Il quale alla piaza di San Piero Maggiore s'asserragliò e afforzò con molti fanti; e corsonvi i Bordoni, con gran seguito, vigorosamente, e con pennoni di loro arme.
     
      Messer Corso era forte di gotti aggravato, e non potea l'arme; ma con la lingua confortava gli amici, lodando e inanimando coloro che valentemente si portavano. Gente avea poca, ché non era il dì ordinato.
     
      Gli assalitori erano assai, perché v'erano tutti i gonfaloni del popolo, co' soldati e con li sgarigli a' serragli, e con balestra, pietre e fuoco.


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Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi
di Dino Compagni
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