Molti conti, cavalieri e baroni vi morirono, tedeschi e lonbardi: assai v'infermarono, perché l'assedio durò fino a dì XVIII di settembre.
A dì XVIIII di settenbre 1311; perché il luogo dove era il campo era disagiato, e 'l caldo grande, la vettuaglia venìa di lunge, e' cavalieri erano gentili; e dentro alla terra ne morivano assai di fame e di disagio, per le guardie si convenia loro fare, e pe' sospetti grandi; per mezanità di tre cardinali, stati mandati dal Papa allo Imperadore, i quali furono messere d'Ostia, messere d'Albano e messere dal Fiesco, si praticò accordo tra lo Imperadore e i Bresciani, di darli la terra, salvo l'avere e le persone: e arrenderonsi a' detti cardinali.
Lo imperadore entrò nella terra, e attenne loro i patti. Fece disfare le mura, e alquanti Bresciani confinò, e dall'assedio si partì con molti meno di suoi cavalieri, che vi morirono, e molti se ne tornoron indietro malati.
30
Arrigo passa a Pavia e a Genova, dove è molto onorato; ivi gli muore la moglie (1311, ottobre -dicembre).
Partissi lo Imperadore da Brescia, e andonne a Pavia, per una discordia nata tra quelli di Beccheria e messer Riccardino, figliuolo del conte Filippone, per cagione che morì il vescovo di Pavia, e ciascun volea la nuova elezione; e tanta fu, che quelli di Beccheria uccisono IIII de' loro adversari. Il vicario con messer Riccardino pugnorono con quelli di Beccheria, per modo che li caccioron fuori della terra, e tolsono loro le loro castella di fuori.
Lo imperadore, parendoli avere perduto assai tenpo, cavalcò inverso Genova, la quale tenea messer Branca d'Oria; dove giunse a dì XXI d'ottobre 1311. Dal quale onoratamente fu ricevuto; e giurò ubidienzia.
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