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Artifizi e provvedimenti usati dai Neri Fiorentini contro l'Imperatore presso il Re di Francia e il Papa, servendosi specialmente presso quest'ultimo del cardinale Pelagrù, Legato pontificio a Bologna per la guerra di Ferrara (1312, 1311, 1310).
I Fiorentini che erano in Firenze, pieni di temenza e di paura, non attendeano a altro che a corrompere i signori de' luoghi con promesse e con danari; i quali traevano da' miseri cittadini, che per mantenere libertà se li lasciavano tòrre a poco a poco. Molti ne spesono in rie opere. La lor vita non era in altro che in simili cose.
I Signori feciono messi segreti. Fra' quali fu uno frate Bartolomeo, figliuolo d'uno canbiatore, uomo astuto, uso in Inghilterra, e in sua giovineza costumato, e di sottile ingegno. Mandaronlo in Corte a tentare il papa e' cardinali. E con lettere portò messer Baldo Fini da Fighine, tentarono il re di Francia. Al quale disse il cardinale d'Ostia: "Quanto grande ardimento è quello de' Fiorentini, che con loro X lendini ardiscono tentare ogni signore!".
Al Papa mandorono due anbasciadori, che furono messer Pino de' Rossi e messer Gherardo Bostichi, due valenti cavalieri: molti danari furono loro sottratti, e molti ne perderono, e dal Papa non ebbono cosa volessono.
Il Cardinale Pelagrù, nato di Guascogna, nipote del Papa, fu mandato Legato a Bologna; perché, essendo morto il marchese di Ferrara, un suo figliuolo bastardo tenea la terra: la quale non potendo tenere, si patteggiò co' Viniziani, e vendella loro. I Viniziani vi vennono, e per forza la presono e tennono.
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