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      I Pistolesi, poveri, lassi, e di guerra affannati e distrutti, non teneano del tutto con loro: non perché non fussono d'uno animo, ma perché vi metteano podestà con sì grandi salari, che non poteano sostenere alle paghe. Il perché non arebbono potuto pagare la loro parte della taglia, però che pagavano al maliscalco e a' suoi fiorini XLVIIIm l'anno; e teneansi per loro, acciò che i Fiorentini non v'entrassono.
     
      I Lucchesi sempre aveano anbasciadori in corte dello Imperadore; e alcuna volta diceano d'ubbidirli, se concedesse loro lettere, che le terre tenieno dello Imperio potessono tenere, e non vi rimettesse gli usciti. Lo Imperadore niuno patto fe' con loro, né con altri: ma mandò messer Luigi di Savoia e altri ambasciadori in Toscana. I quali da' Lucchesi furono onoratamente ricevuti e presentati di zendadi e altro. I Pratesi li presentarono magnificamente, e tutte l'altre terre; scusandosi erano in lega co' Fiorentini.
     
      Siena puttaneggiava: ché in tutta questa guerra non tenne il passo a' nimici, né dalla volontà de' Fiorentini in tutto si partì. I Bolognesi si tennono forte co' Fiorentini contra lo Imperadore, perché temeano forte di lui: molto s'afforzorono, e steccarono la terra. Dissesi che contro a lui non aveano difesa alcuna, perchè dalla Chiesa avea il passo: ma perché li parve aspro cammino a entrare in Toscana, no 'l fece. Dissesi che i marchesi Malispini il voleano mettere per Lunigiana, e feciono acconciare le vie e allargare nelli stretti passi; e se quindi fusse venuto, entrato sarebbe tra i falsi fedeli; ma Iddio l'ammaestrò.


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Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi
di Dino Compagni
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