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      PARTE PRIMA
     
      I
     
      Il Circo Alhambra rigurgitava di gente. L'aria era calda: gli spettatori, quasi diritti, rossi, urlanti, applaudivano e sventolavano i fazzoletti. Le fiammelle del gas si agitavano nel soffio crescente di quell'entusiasmo popolare. Grida, rumori, muggiti quasi feroci, uscivano da quella moltitudine sbalordita e commossa. Le signore, vestite di chiaro, si curvavano sui parapetti dei palchi, guardando verso l'arena; gli uomini, in piedi, acclamavano. E l'orchestra seguitava a eseguire una seguedilla malinconica e ardente, che si udiva a tratti, sopra il fragore incessante del pubblico, come il grido di una procellaria sul tumulto di un oceano in tempesta.
      Sull'arena due clowns, dalla faccia spalmata di biacca e di minio, dalla parrucca di stoppa, insaccati in un largo abito di cotone bianco dipinto di tutti i segni dello zodiaco, facevano versacci agli spettatori; li guardavano con la bocca spalancata, che pareva enorme così tinta in giro di rosso vivo, si rincorrevano a scapaccioni e a pedate, e finivano a battere le mani anche loro, stupidamente.
      D'improvviso un leggero grido si udì; l'orchestra intonò un motivo di galoppo; la gente sedette; un gran silenzio si fece, e su un bel cavallo arabo, agile come una freccia e nero come la notte, apparve una creatura veramente meravigliosa.
      Senza esser troppo alta, ella si slanciava arditamente con tutta la persona diritta sulla groppa del cavallo: il gonnellino leggero di veli, che le serrava la vita, lasciava ignude le belle braccia di un bruno dorato, svelte e rotonde come l'anse di un'anfora antica.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901, pagine 167

   





Circo Alhambra