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      Volava, volava, con il vento, quando la fanciulla, impassibile sebbene un po' pallida, si mise attraverso il suo cammino, le spalle voltate dalla parte onde Campeador, anelando e fumando, veniva. Senza arrestarsi un istante, il nobile animale afferrò con i denti la cavallerizza per la vita, e di un moto brusco della cervice superba, la lanciò in aria. Ella ricadde in piedi, diritta sul dorso dell'animale che non aveva interrotto la corsa.
      Un grido d'ammirazione proruppe da tutte le bocche; e, quasi a un tempo, un enorme mazzo di viole, partito da un palco di prima fila, andò a colpire in pieno petto la Perla di Granata, che fu quasi per perdere l'equilibrio. Con un atto sdegnoso della bocca, ella si voltò con gli occhi fiammeggianti, verso quel palco, e gridò forte in modo che tutti potessero udire:
      - Necio! (stupido).
      Il pubblico fischiò il bellimbusto che aveva commesso quell'atto e stava ancora sul davanti del palco, guardando con aria di orgoglioso disprezz la folla, per darsi un contegno; poi ricominciarono i battimani, gli evviva, i brava, gli sventolamenti dei fazzoletti all'indirizzo dell'amazzone meravigliosa: e ci volle una buona mezz'ora, prima che la rappresentazione potesse ricominciare. Ma perché non agiva più Leona, molti uscirono e invasero il caffè attiguo il teatro, a bere una ghiacciata o un bicchiere di birra.
      Anche il bellimbusto che aveva fatto quella prodezza, era entrato al caffè con alcuni suoi amici, e seduto a un tavolino già ingombro di bottiglie e di paste, teneva testa come poteva al fuoco di fila dei loro motteggi.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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