Spesso la Leona era uscita per qualche compera; e allora, come ognuno può immaginarsi, il discorso cadeva sull'inaspettata dedizione della ragazza, in città non si era parlato d'altro: tutti volevano spiegare la cosa secondo il proprio criterio. Chi raccontava che ella aveva avuto una scena violenta con il direttore della compagnia, il quale aveva creduto compromessi i suoi affari da quello scandalo, e non l'aveva voluta più seco: onde ella si era arresa per disperazione; chi trovava mille argomenti per sospettare che Leona era stata sempre innamorata di Paolo e gli aveva resistito per la sua onestà, ma non aveva più potuto far forza a se stessa, quando l'aveva saputo malato, e malato per cagion sua; chi si contentava di alzare le spalle e di esclamare che le donne sono tutte pazze; il duca di Sant'Elmo diceva che la sera del fatto, essendo andati parecchi amici a trovare Leona e avendole descritto lo stato di Paolo, ella da prima si era fatta pallida e aveva chiesto i più minuti particolari; poi, così senza ragione, era scoppiata in un pianto dirotto, ed era fuggita in un'altra stanza, lasciando alla cameriera la cura di accompagnarli alla porta.
Quando Leona tornava, tutti tacevano. Ella salutava senza imbarazzo, come se non fosse accaduto mai nulla, e andava a sedere vicino a Paolo, senza curarsi dei visitatori, i quali, dopo essere rimasti un poco a guardarsi in viso, si levavano e uscivano. Allora la donna gettava le braccia al collo del convalescente, lo copriva di baci e gli diceva in quel suo bizzarro e dolce linguaggio, misto di castigliano e di italiano, che pareva il cinguettio di un uccello:
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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania 1901
pagine 167 |
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