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      E quel dolce silenzio, tra il fragore della locomotiva, non era interrotto fuorché dai nomi appassionati che ella gli dava, dopo i baci, in italiano e in spagnolo:
      - Chico! Querida! Amor de mi alma! Tesoro! Bello! - a cui egli rispondeva con voce mezzo spenta, languendo d'amore. La sera era alta, e la luna brillava pura, in mezzo al cielo, senza una nuvola.
      Quando il convoglio entrò nella popolosa e tumultuosa stazione di Napoli, era vicina la mezzanotte. Paolo, con gli occhi e i capelli disfatti, fece aprire lo sportello, e si trovò davanti all'amico, Gennaro dei duchi di Paganica, il quale, galantemente, porse la mano a Leona per aiutarla a scendere, e ordinò a un servitore che aveva condotto con sé, indicandogli il vagone:
      - Domenico, bada tu che non ci rimanga nulla.
      Poi, rivolto a Paolo:
      - Quello è Domenico, il tuo cameriere. Una perla, fidati di me.
      Fece salire i due giovani nella sua carrozza; vi salì egli stesso, e li accompagnò alla loro dimora, a Pizzofalcone. L'appartamento di nove stanze, arredato con molto gusto, era stato ceduto, per millecinquecento lire al mese, da una signora napoletana, che passava l'inverno a Parigi.
      Sulla soglia dell'alta porta di vetri opachi aspettava la cameriera, una napoletana grassoccia, dai capelli neri e crespi, dal naso rincagnito, di nome Marianna. Il duca di Paganica introdusse gli amanti nell'appartamento illuminato; accolse con un inchino cerimonioso i ringraziamenti di Leona e con una stretta di mano quelli di Paolo; poi, discretamente si ritirò.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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