Giusto quel giorno egli aveva ricevuta una lettera di un suo creditore, il quale gli annunciava che la sua signora madre aveva ricusato di pagare una cambiale firmata da lui: il creditore dava due giorni di tempo prima di fare il protesto. Ma quella Leona era tanto curiosa! Si fermava come incantata davanti a una pupattola che poteva costare mezza lira; diventava rossa dall'entusiasmo per una frusta col fischietto da pochi soldi. Una bambina, una vera bambina! Dalle vetrine dei dolcieri, poi, non si sarebbe staccata mai. Quei larghi pasticci a ghirigori e a disegni colorati, quelle paste leggere e trasparenti, di un bel colore d'oro, quei marroni canditi nei panierini di carta pieghettata, quelle chicche verdi, gialle, nere di cioccolatte, color rosa, color di arancio, color fragola, quelle larghe fette di cocuzzata le facevano venire l'acquolina in bocca. A lasciarla fare, avrebbe riportato a casa dei monti di roba.
- Ma che ne vuoi fare? - le domandava l'amante - ne abbiamo tanta a casa della roba da mangiare!
- Sė? - diceva lei, seguitando a guardare da un lato nelle vetrine. Sulle botteghe dei fruttivendoli erano ceste di insalata, canestri di pere, di mele, di finocchi, di aranci, di mandarini; casse coperte di frutta secca, castagne, noci, nocciole, mandorle, susine secche, fichi secchi, uva passa, e poi datteri a grappoli, melloni d'inverno, grandi ananassi maturi che spargevano intorno fragranza di fiori. E dall'altro lato del marciapiede, davanti a tre lumi a petrolio che fumigavano al vento, luccicavano appese caffettiere, padelle, posate, secchi, grattuge, marmitte; e lo stagnino, ritto in piedi, la pipa in bocca, gridava ogni minuto: - Sei soldi, sei soldi a scelta, sei soldi!
| |
L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania 1901
pagine 167 |
|
|
Leona
|