- E la folla, sui marciapiedi, in mezzo alla strada, sugli sbocchi dei vicoli cresceva, cresceva sempre. Passavano signori con grandi fagotti sotto il braccio o fra le braccia; donne con il cappellino, o in capelli, un involto in ciascuna mano; bambini con in bocca trombette onde uscivano suoni striduli e rauchi; artieri con un pesce fresco o una cartata di frittura nel pugno levato in alto; e correvano, si urtavano, schiamazzavano, senza voltarsi. Negli occhi di tutti brillava una luce viva e straordinaria: era un ardore febbrile di arrivare presto a casa, di trovarsi in famiglia, davanti la tavola apparecchiata; di rifarsi, in quella notte di scialo, di tutte le miserie, di tutte le privazioni, di tutti i dolori di un'intera annata.
Pian pianino, i due amanti passarono davanti il caffè d'Europa, illuminato e pieno di gente; si lasciarono dietro la via di Chiaia; giunsero in piazza del Plebiscito, vasta e deserta, e per una leggera salita si avviarono a casa. Di lontano, videro sul loro portone una donna che pareva aspettare; Paolo aguzzò gli occhi per vederci meglio: la donna muoveva incontro loro. Sotto la luce del fanale, Leona la riconobbe; diede un grido, si staccò dal braccio dell'amante, e le corse incontro a braccia aperte, esclamando:
- Amalia! tu qui?
Paolo guardò codesta Amalia. Era una ragazza magra, gli occhi fuori del capo, il cappellino di traverso sui capelli scarmigliati, tutta avvolta in un lungo mantello di panno ordinario orlato sul collo e alle maniche di una pelliccia spelacchiata.
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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania 1901
pagine 167 |
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