Prima di ritirarsi, la buona Marianna disse con accento materna: - E buona notte di Natale ai signori! - Grazie - risposero insieme i due giovani: la cameriera disparve, la portiera pesante si abbassò: rimasero soli e abbracciati, davanti il tavolincino coperto di bottiglie e di dolci.
Leona era invasa da un vago stupore sonnolento, dopo l'angoscia di quelle ore: un singulto, di quando in quando, le scuoteva ancora il petto. Mangiucchiò qualcosa, sempre di magro, perché scrupolosa com'era in fatto di pratiche religiose, non aveva voluto trasgredire il precetto di non mangiare carne, di vigilia; bevve una coppa di sciampagna, lentamente, debolmente, a piccoli sorsi, come una malata. Paolo, intanto, le baciava gli occhi e le mani, le preparava i bocconcini più ghiotti, le diceva piano all'orecchio:
- Mi vuoi bene?
- Sì - rispondeva lei languidamente.
- Quanto?
- Mucho.
- No, è poco.
- Todo - soggiungeva lei sorridendo, e scrutandolo dolcemente di sotto in su, tra i capelli neri che le si erano arruffati sugli occhi.
Egli la guardava, e un senso di tenerezza infinita l'invadeva tutto. Era così piccola, così sola nel mondo! che avrebbe fatto senza di lui? Certo, non aveva un'educazione raffinata: ma che colpa ne aveva lei, poverina? Del resto, non le era piaciuta così, non l'aveva conosciuta prima di prenderla? Che cosa si aspettava? che venuta in casa sua avesse a trasformarsi di botto in una principessa del sangue? Era bella, era anche onesta: che importava se qualche volta si dimostrava un po' triviale?
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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania 1901
pagine 167 |
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Marianna Natale Paolo
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