Tu non mi devi sposare - soggiunse più piano, come se si vergognasse di profferire quella parola.
Paolo, debole come al solito, ma non cattivo, rimase male a quella dichiarazione tanto più onesta del suo silenzio. Non sapendo che cosa rispondere, cercò di sviare il discorso. Disse, un po' burberamente:
- E allora che cosa facciamo?
- Se vuoi essere gentile - rispose la donna - conducimi alla messa di mezzanotte.
Egli fece con la spalla un gesto di dispettoso consentimento; l'aiutò a rimettersi la pelliccia e il cappellino; poi egli pure si mise il cappello, prese il bastone e le chiavi di casa, spense i lumi, e uscirono. La scala era buia. Paolo provò la sensazione, per la prima volta in quella casa, di uscire da un albergo, di nascosto del padrone, con una donna raccattata per via.
Aprì la porta di strada, e si trovarono all'aria aperta. Era un freddo acuto: in alto, nel cielo vasto e profondo, le stelle scintillavano, pure e innumerabili. Egli offrì il braccio a Leona, che vi si appoggiò mollemente. Una campana lontana chiamava i fedeli alla messa di mezzanotte.
IV
La casa a Pizzofalcone non era più solitaria e tranquilla come una volta. L'inverno accennava a farsi meno rigoroso: e la sera, sovente, degli amici di Paolo, delle donnine allegre, artiste di teatro, si riunivano intorno a Leona; si chiacchierava, si giocava, si faceva della musica e si cenava.
Non era stata Leona che aveva voluto codesto; ma quando Paolo glielo aveva proposto, ella aveva accettato con giubilo. I primi bollori della passione erano passati, e Paolo, oramai, la sera, quando aveva letto il giornale, scritto qualche lettera e scambiate due o tre parole con la sua amante, non sapeva più cosa fare.
| |
L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania 1901
pagine 167 |
|
|
Leona Pizzofalcone Paolo Leona Leona Paolo Paolo Paolo
|