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      In quelle serate dove a ciascuno era lecito di parlare sboccatamente, di fumare, di bere, Leona cercava di stordirsi e di dimenticare. Si faceva informare dalle sue nuove amiche, ballerine, cortigiane, cantanti, di tutti i pettegolezzi di alcova: così aveva imparato che il tenente Pirgo si era mangiata una fortuna con Lilia Dash; che il marchese Ventimiglia era l'amante delle due sorelle Bianca e Olga Rai; che Giulio Jovene, il banchiere che l'assediava più di tutti, conviveva con una chellerina, la famosa Lillì; che Margherita Strauss, la prima ballerina del San Carlo aveva rifiutato dieci biglietti da mille lire di Pasquale Taratufolo, il ricco avvocato di cui si raccontava tutta una storia lontana di estorsioni e di concussioni. Ella ascoltava, curiosa e pensosa; rideva ai particolari piccanti, e mandava giù un groppo che le veniva alla gola all'idea che lei pure, prima o poi, sarebbe stata quotata in piazza, come le altre.
      Qualche mese di quella vita era bastato per farle smettere quella selvatichezza diffidente e ingenua che era stata fino allora la sua naturale difesa. A furia di riflettere sui casi suoi e degli altri, aveva imparato a dubitare di tutti: e il suo sorriso non era già schietto come una volta, ma più lento, più pensoso, più malinconico. Violenta, però, era rimasta sempre, negli atti come nelle parole, quando si credeva offesa; e giusto al tenente Pirgo che, mezzo brillo, una sera sulla terrazza, le aveva fatto una proposta indecente, aveva risposto, mostrandogli il ventaglio:


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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