- Se Usted non mi si leva dai piedi immediatamente, vede questo ventaglio? glielo rompo sul muso, pillo!
E, per quella sera, il tenente aveva dovuto domandare scusa e infilare la porta.
Le sere che non c'era baldoria in casa, Leona restava sola, perché il conte andava fuori a giocare. Oramai quella sua vecchia passione lo aveva ripreso tanto più fortemente che gli sembrava il solo modo di uscire dalle strettezze. Essendo stato aiutato dalla fortuna le prime sere, aveva finito a passare tutte le notti intorno al tappeto verde; quando la mattina rientrava in casa era sbiancato e disfatto: andava a letto e dormiva di un sonno pesante fino a dopo mezzogiorno.
Durante quelle lunghe sere di solitudine e di inutile attesa, Leona, seduta nella sua camera da letto, leggeva qualche romanzo, ma soprattutto fantasticava. Aveva sempre nell'orecchio e nella mente la romba dei discorsi uditi le sere avanti dalla gente disordinata e leggera che veniva a trovarla; e a furia di pensarci su, a furia di paragonare il suo stato presente con quello di alcuni mesi prima, e la sua condizione con quella di alcune sue amiche tanto meno scrupolose di lei, a furia di far progetti e di lasciarli da parte, di piangere e di sogghignare, di rivolgere nell'animo le promesse di questo e le percussioni di quello, lentamente, inconsapevolmente apriva il suo cuore ai germi di corruzione che da ogni parte vi penetravano.
Certi abusi, certi mancamenti alla religione e al dovere, non le parevano più così brutti, quando considerava che quelle donne le quali se ne rendevano colpevoli, non avrebbero potuto astenersene, senza essere derise, abbandonate senza soccorso, ingiuriate e calunniate senza speranza di difesa; certe virtù non le parevano più così necessarie, da quando si era dovuta accorgere, non solo che non servivano a procurarsi lode e reputazione, ma che invece erano tenute in dispregio e avute a noia persino da coloro a favore dei quali venivano esercitate.
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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania 1901
pagine 167 |
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Usted Leona Leona
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