- Risponderai una buona volta, stupida!
Ella gli si accostò lentamente, con i capelli disfatti; lo guardò in faccia e gli disse con un filo di voce:
- Se non mi ami più, perché seguitiamo a vivere insieme?
Paolo si ricordò della promessa di Gabriele Caligaris, e forse capì che dalla risposta che avrebbe dato, dipendeva il suo avvenire. Ma non ebbe il coraggio di dire la frase cruda che gli veniva sulle labbra, e si contentò di replicare:
- Perché... perché è il mio maledetto destino!
Al suono di quella voce adorata, alla vista di quelle sembianze di bambino malvezzo, un'onda di tenerezza rifluì al cuore della povera Leona; la quale non si poté più padroneggiare, e di nuovo scoppiò in un pianto dirotto.
- Ah, ci mancava la musica, adesso! - urlò Paolo fuori di sé; e riprendendo il cappello che aveva posato sopra una sedia. Arrivederci, arrivederci domani - gridò, uscendo; e poco dopo si udì sbatacchiare violentemente la porta di casa.
Leona voleva gridare, voleva chiamarlo: i singhiozzi glielo impedirono; ma tutta l'anima sua correva dietro l'amante. Si calmò un poco; si asciugò gli occhi; aprì l'armadio, ne cavò la pelliccia e il cappello, si vestì per uscire. Quando fu pronta, si accostò al letto, dalla parte dove dormiva Paolo, e baciò il guanciale, dove egli era solito di posare la testa, a più riprese, con un ardore di passione indicibile, mormorando fra le lacrime:
- Adios, chico! Adios, hijo mio! Adios! Adios!
Attraversò le camere e il corridoio, si trovò davanti alla porta, l'aprì. La scala era buia e silenziosa.
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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania 1901
pagine 167 |
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Gabriele Caligaris Leona Paolo Paolo
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