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      Parlarono di Leona.
      La Gioia raccontò che il Caligaris era davvero un gentiluomo, che non molestava per nulla la sua amante; che persino le domandava il permesso di andarla a vedere, e che pagava per lei più di cinquantamila lire l'anno.
      - Del resto - concluse - ha ragione: Leona è una buona creatura, e poi non ha avuto altri amanti prima di lui.
      Paolo abbozzò un sorriso di ironia consapevole, e disse:
      - Qualcuno credo che ne abbia avuto.
      - Dove? - strillò Giuliana, ferita nel suo amor proprio di testimone infallibile della moderna galanteria.
      - A Napoli - rispose Paolo.
      - Ah, so, so - concluse Giuliana, calmandosi - un ragazzo, nevvero? uno del Circo, mi pare; ma già, quello non conta: si comincia sempre così. Il mio primo amante, immaginatevi, fu il mio maestro di ballo.
      In quel momento fu dato il segnale della cena. I signori offrirono il braccio alle donne; a poco a poco il salone si spopolò, e tutti passarono nella sala da pranzo.
      Paolo, molto seccato, vi entrò dietro gli altri, dando il braccio a Giuliana Gioia, grassa, tozza, burrosa e coperta di brillanti e di raso.
      Gli invitati sedettero, e la conversazione ricominciò più animata di prima. Leona si trovava al posto d'onore, e aveva a destra un capitano di cavalleria, a sinistra Giorgio Ozanil, che non smetteva mai di ridere e di rumoreggiare, da quel fanciullone che era. Il conte Paolo rimase, con la sua dama, in fondo alla tavola, e quasi di rimpetto a lui vide Gabriele Caligaris che serviva le ostriche a Nadina Krasoff, guardando ogni tanto dalla parte di Leona con un sorriso ambiguo e indulgente.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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