Rimase al suo posto, soffrendo come non aveva sofferto mai nella sua vita.
Improvvisamente una voce, quella di Nadina Krasoff, rispose:
- Andiamo nel salone a fare quattro salti.
- Brava, andiamo a ballare - approvò Leona, battendo le mani con gioia infantile.
- E chi suona? - disse Paula.
- Suona Sant'Elmo.
- Ah no, mia cara! - riprese questi - scusatemi tanto, ma io intendo di fare la mia digestione in pace.
- Que feo! - esclamò Leona imbronciata.
- Non importa, suono io - dichiarò Gabriele Caligaris che, fino allora, si era tenuto, con molto buon gusto, nell'ombra.
Tutte le donne batterono le mani, e precedute da Gabriele, tornarono in tumulto nel salone. Gabriele sedette al piano, e attaccò un valzer di Strauss; già cinque o sei coppie erano formate e si slanciarono in danza.
Paolo era tornato nel salone con gli altri, macchinalmente. Girò gli occhi dattorno, e vide Leona che ballava con il capitano Mineo: egli le mormorava qualcosa all'orecchio, ella, rossa e vibrante, rideva. Allora Paolo provò, per la prima volta, una punta acuta di gelosia. Aspettò che i due gli passassero accanto per vedere se gli riusciva di sorprendere qualche parola: non gli riuscì, perché prima di arrivare fino a lui, la coppia si fermò.
Tre o quattro signori corsero verso Leona, reclamando ciascuno il suo turno. Toccava al giovane biondo, che fece egli pure tre o quattro giri con la padrona di casa. Poi fu la volta di Ozanil, poi di un altro, poi del segretario dell'Ambasciata di Francia. Alla fine, Leona stanca, anelante, rossa in viso, si lasciò cadere sopra un divano per riposarsi.
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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania 1901
pagine 167 |
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