Un istante, rimase sola.
Allora Paolo le si accosṭ, e le sedette vicino. Aveva un aspetto coś stralunato, che lei gli domanḍ subito:
- Che avete? vi sentite male?
- Soffro, soffro molto - rispose Paolo con voce piena di lacrime. L'accento di quelle parole era coś sincero, che Leona, la quale aveva cominciato ad abbozzare un sorriso di interno trionfo, non ebbe cuore di mostrarsi crudele; lo guarḍ in faccia, gli vide gli occhi umidi, e presa improvvisamente come da un'onda di tenerezza:
- Que chico! - mormoṛ sorridendo. E soggiunse: - Si suona una mazurka, sentite? Volete fare un giro con me?
- Oh ś! - rispose lui, sorridendo riconfortato, come un bambino a cui si perdoni, dopo una partaccia, qualche gran malefatta.
Coś stretto a lei, stringendole forte la mano e circondandole con un braccio la vita, egli le disse con voce rotta, come poteva nei giri del ballo, tutto cị che aveva patito quella sera; le protesṭ che l'amava, che l'amava ancora, perdutamente; le domanḍ perdono dei torti che aveva avuto verso di lei; le ricorḍ i baci, le carezze, le dolci sere di Napoli. Parlava, parlava, ebbro di dolore, ebbro di musica, cercando di persuadere, di esaltare, di commuovere, dimenticando il luogo ove si trovavano, con la sensazione di volare come in una nuvola calda e profumata, in alto, in alto, per aria. La musica, improvvisamente, cesṣ; e si fermarono. Leona non aveva profferita una parola. Egli si guarḍ attorno, come istupidito; i lumi della sala gli abbacinavano gli occhi; tutta quella gente, attraverso la polvere sollevata dai ballerini, gli pareva quasi una visione di sogno.
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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania 1901
pagine 167 |
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Paolo Paolo Leona Napoli Leona
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