E ogni spegnimento di moccolo era accompagnato da nuove grida e da nuove risa; poi la battaglia si impegnava più lontano, contro altri moccoli, intanto che i primi si riaccendevano, su quel nero formicolio di teste umane, che teneva tutto il Corso, tutte le logge, tutti gli sbocchi, e fluttuava e fremeva e rumoreggiava continuamente.
Anche Leona aveva acceso il suo bravo moccolo, rinfiancata da Paula e da Nadina Krasoff, che ne accendevano degli altri. Paolo stava dietro, e spegneva ora l'uno ora l'altro dei tre moccoli che gli ardevano davanti. Ma quel giuoco, alla lunga, sarebbe divenuto un po' monotono, se improvvisamente non fossero saliti anche Giorgio Ozanil e Gabriele Caligaris a partecipare alla battaglia. Da basso il Sant'Elmo, con una lunga canna, sulla cui cima ondeggiava un immane ventaglio giapponese, dava l'assalto egli pure, gettando ogni tanto quel suo riso freddo, scrollando la testa, senza convinzione.
Si udì un clangore rauco di trombe: un carro si avanzava tutto ardente di moccoli, come un altare. Rappresentava i Centauri. Una ventina fra signori e signore, mascherati da Centauri, con la parte equina del corpo fatta di cartone dipinto, intorno a un gran colle selvoso di cartone, che pure ardeva di lumi. L'acclamazione della folla li accolse: i Centauri agitavano i moccoli, invano assaliti dalla folla che circondava il carro; dei mazzettacci, gettati dalle finestre, dalle logge, dalla via, volavano intorno ai moccoli; i quali ardevano sempre.
Giunto sotto la loggia di Leona, il carro si fermò. Allora fu viva la lotta fra quelli del carro e quelli della loggia.
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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania 1901
pagine 167 |
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