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      - La grazia di quella gratitudine! Voi, mia cara, mi fate posare come un imbecille; quando vengo a trovarvi, non siete mai in casa; se vado invece a un teatro, a una passeggiata, in un luogo pubblico, vi trovo sempre, e non sempre sola...
      - Voi sapete i nostri patti - esclamò Leona - mi avete lasciata libera di fare quel mi piacesse.
      - Ma non vi ho lasciata libera di farmi diventare la favola della città e dei castelli - riprese Caligaris, che cominciava a riscaldarsi. - Io non vi amo, e sta bene; vi ho lasciato padrona anche di innamorarvi di un altro, ed è vero, perché non me ne importava proprio nulla...
      - Eh lo so che io non sono stata per voi mai altro che un oggetto di lusso, come un cavallo o un cane da caccia!...
      - Perfettamente, perfettamente - riprese il Caligaris con la massima calma. - Dunque, vi permettevo ogni cosa; ma a patto che conservaste un po' di discrezione, un po' di tatto. Che diavolo! Non si ripaga mica un uomo che spende cinquanta o sessantamila lire l'anno per voi, mettendolo alla berlina senza uno scrupolo.
      - Alle corte! - interruppe Paolo, che si sentiva vessato assai da quella conversazione. - La signora lascia sull'istante questa casa. C'è altro da dire?
      - Nulla assolutamente - rispose il Caligaris, gelido.
      - Quanto all'insolenza del vostro contegno di oggi, ne riparleremo - concluse Paolo, aprendo la porta a Leona che usciva.
      - Sono ai vostri ordini - rispose il Caligaris con un leggero inchino della testa e un balenio, come di metallo, negli occhi.
      E, dopo aver chiuso egli stesso la porta dietro i due amanti, mormorò con accento di compassione sincera:


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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