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      Poi, sorridendo a un pensiero che gli passava per la testa:
      - Ma come farai - le disse - se io un giorno mi sposo?
      La donna rimase un istante perplessa; poi, con un movimento patetico, degno di trovare posto nel quinto atto di un dramma da arena.
      - Oh figli miei! - esclamò, stendendo le braccia come per benedire, la faccia illuminata da una grande tenerezza - ma voi sareste i miei figli, Paolo! Oh, io non sarei punto gelosa, sai! La mia tenerezza per te è anche materna!
      Un lampo passò negli occhi del giovane; mentre le sue labbra sottili sorridevano con una certa ironia: egli sapeva bene come fosse materna la tenerezza dell'antica ballerina. Ma quella maniera di considerare il suo matrimonio da parte della curiosa signora, se lo sorprese un poco, certo gli fece molto piacere; perché la sua fronte, fino allora un po' corrugata, si spianò, ed egli fece alla donna più carezze che ella forse non si aspettasse. Quando si divisero, verso sera, erano rappattumati del tutto.
      Dopo che Leona ebbe passato alquanti giorni in casa del conte Cappello, ella si accorse che Paolo ricominciava a divenire tale quale era a Napoli, negli ultimi tempi della loro convivenza. Non era più tanto iroso, né tanto nervoso, perché meno accanato dai debiti; ma sempre freddo, sempre distratto, con un'aria di costernazione, che feriva la donna al cuore peggio di un insulto. Ella lo amava come non l'aveva amato mai; e si rassegnava a tutto onde egli non le sfuggisse. Reprimeva gli scatti del suo temperamento; era diventata umile, sottomessa, pronta a qualunque sacrificio.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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