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      Lo amava, lo amava! non poteva pensare altro e non poteva dire altro. Avrebbe sopportato anche il doppio dei maltrattamenti, a patto che Paolo stesse sempre in casa, con lei, vicino a lei. Sapendolo fuori, ella era invasa da una gelosia acuta, che le avrebbe fatto fare chissà che cosa, se ella non si fosse padroneggiata. Soffriva in silenzio tutto il tempo che l'amante restava fuori di casa; ma quando tornava, lei lo accoglieva con un sorriso, dissimulando le sue lacrime e i suoi sospetti, sapendo che egli non avrebbe tollerato una scena. Poi, quando egli usciva ancora, lei lo inseguiva lungamente con gli occhi ardenti e malinconici; e come la sua immaginazione le rappresentava convegni d'amore con altre donne, baci e carezze in un gabinetto particolare o in un salotto elegante, ella dava in bramiti di belva, correva qua e là per la casa e finalmente si buttava bocconi sul letto singhiozzando come una forsennata.
      Quello sfogo le alleggeriva un po' il cuore e le ammolliva i nervi: allora, un po' calmata, si inginocchiava davanti il crocifisso, e pregava.
      Quanto a Paolo, o non si accorgeva di ciò, o fingeva di non badarvi, per non dar luogo a spiegazioni. Quasi tutto il giorno, e gran parte della notte, egli stava fuori di casa: e il più spesso dai Moos.
      Margherita von Moos, la nipote del banchiere, era una fanciulla malavvezza e autoritaria. Benché fosse stata cresciuta nel collegio del Sacro Cuore a Parigi, lei, tornata in casa e sapendo di essere adorata dallo zio tutore, che le passava tutti i capricci, in poco tempo era diventata così testarda e così volontaria, così piena di sé e così sprezzante verso gli altri, che lo zio, ridendo, finiva a darle sempre ragione, anche contro se stesso.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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