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      - Sono ai vostri ordini - rispose il conte.
      - E soprattutto fatemi il piacere di non venire in botte - soggiunse la fanciulla un po' sul serio, un po' per chiasso - mi urta quel vedervi arrivare in legno da piazza.
      Paolo Cappello, un po' vessato da quelle parole, si inchinò e uscì. Tornato a casa fu di peggio umore del solito, e andò presto a letto senza neppure dare un bacio a Leona: che, umile e rassegnata come un povero cane, gli girava dattorno per vedere se egli avesse bisogno di qualcosa. E la mattina seguente, alle sei, si trovava a porta del Popolo, con tre cavalli, ad aspettare "le Indivisibili", che dovevano arrivare in vettura.
      Arrivarono infatti di lì a pochi momenti. Montarono tutti a cavallo, e percorsero al trotto la via polverulenta che conduce a Ponte Molle. Di lì entrarono, per evitare il sole che dardeggiava già alto, nel campo della Farnesina. Con un pretesto, l'Adele spinse il suo cavallo al galoppo; Paolo e Margherita rimasero soli.
      - Iersera - cominciò Margherita che pareva alquanto nervosa mi avete detto una frase che io mi aspettavo da un pezzo...
      - Che vi amo: oh sì! - mormorò Paolo, con ardore.
      - Ebbene, anch'io vi amo... cioè, mi piacete... E come avete aggiunto che non mi avrebbero mai data a voi per sposa, ho voluto provare...
      - Provare?... - disse Paolo ansioso.
      - Già; ne ho parlato alla zia, iersera stesso...
      - Ebbene?...
      - Avevate ragione.
      Tacquero entrambi. La campagna, inondata in lontananza dal sole, splendeva come una visione fantastica. Margherita ripigliò con amara ironia:


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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