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      Tornata a casa, disse a Nazareno:
      - Va all'Alhambra a fissare un palco per questa sera.
      La smania di rivedere dei cavalli, delle cavallerizze, degli scudieri, di respirare l'aria ardente del Circo, di rivivere qualche ora della vita di un tempo, l'aveva invasa a un tratto, irresistibilmente. Si rivedeva ritta sul cavallo, in gonnellino corto di velo, il frustino nel pugno, le narici aperte, il seno gonfio e anelante, passar di galoppo tra la luce viva, le grida dei palafrenieri, i battimani del pubblico, fiera, anelante, vittoriosa, superba. Oh quelle belle serate di libertà e di trionfo, quando il suo cuore non aveva conosciuto la passione, quando la sua giovane fronte non aveva sentito battere ancora la fredda ala del dolore!
      La sera, quando entrò nel palco, la rappresentazione era già incominciata. Guardò nel Circo e riconobbe subito uno spettacolo che conosceva: miss Ea con i suoi cavalli. Miss Ea, alta, bionda, il corpo serrato in un'amazzone nera, la frusta in mano, presentava dodici cavalli, tutti bianchi come la neve, ammaestrati all'alta scuola. Miss Ea stava in mezzo al Circo; da una parte e dall'altra aveva sei cavalli erti in fila, come scolpiti; i quali, a ogni sua voce, a ogni cenno della sua frusta, si levavano, si abbassavano, si inginocchiavano, cambiavano di posto, le galoppavano intorno, saltavano l'uno sull'altro, sempre ordinati e sicuri. Ella riconosceva il più piccolo e il più impaziente di quei cavalli, Said, che agitava il collo, schiumava dalla bocca, lanciava fiamme dagli occhi; miss Ea doveva fare sforzi inauditi per riuscire a tenerlo in fila con gli altri.


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





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