Entrò.
Suonava mezzogiorno, e il caffè era pieno di gente. Leona andò a pigliare posto a una tavola, in fondo: tutti si voltarono sul suo passaggio; due o tre signori si cavarono il cappello: lei non li riconobbe subito. Ma, come fu seduta, Gabriele Caligaris le si avvicinò, il cappello in mano, la testa un po' calva, corretto; le stese due dita e le disse calmo, come se nulla fosse accaduto fra loro:
- Be' e di dove piovete? È un secolo che non vi si vede.
- Oh, Gabriele! - disse Leona, stringendogli la mano.
- E così che fate, ora?
- Io? nulla: mi riposo - rispose lei con accento di amara ironia.
- Avete notizie di Paolo?
- È tornato ieri sera.
- Ah! - esclamò Calligaris con l'accento di uno che risponde più al proprio pensiero che alla domanda del suo interlocutore.
Il cameriere mise davanti a Leona un piatto con una bistecca e un fiaschetto di vino. Leona masticò in silenzio qualche boccone della bistecca; bevve due dita di vino, poi, improvvisamente, chiese a Gabriele:
- Sapete la novità?
- So, so - rispose l'altro, scrollando la testa, in atto di con doglianza discreta.
Leona lo guardò; capì che l'altro era informato e che bisognava che ella non si tradisse, se voleva scoprire il terreno, e soggiunse:
- Che ne dite?
- Il villino di via Varese è sempre a vostra disposizione - mormorò il Caligaris, chinando galantemente la testa.
Leona diede un guizzo; ma si contenne. Bevve un altro sorso di vino, fece risuonare negligentemente le smaniglie che portava ai polsi, e riprese:
- È arrivata anche la madre di Paolo.
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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania 1901
pagine 167 |
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